Otto anni fa, con l’idea di rivoluzionare la mobilità urbana, nasceva Pin Bike. Oggi il progetto, guidato dal CEO Nico Capogna, continua a crescere e a diffondere un messaggio chiaro: la bicicletta non è solo un passatempo del weekend, ma può (e dovrebbe) diventare una protagonista degli spostamenti quotidiani. «Il nostro obiettivo è educare e incentivare le persone a riscoprire la bici come mezzo di commuting urbano, da casa al lavoro, da casa a scuola», racconta Capogna in occasione della Fiera del Cicloturismo.
L’intuizione di partenza si basa su un dato semplice ma significativo: in Italia c’è quasi una bicicletta ogni due persone, ma molte restano inutilizzate in garage. Da qui l’idea di creare un sistema che premia economicamente chi sceglie di pedalare, certificando in modo antifrode gli spostamenti e traducendo i chilometri percorsi in incentivi reali, spesso fino a 100 euro al mese per utente. Nessun coupon o sconto simbolico: soldi veri, da spendere in negozi locali. Finora sono stati coinvolti oltre 20.000 utenti in Europa e distribuiti più di un milione e mezzo di euro in rimborsi.
A rendere unico Pin Bike non è solo la tecnologia – un dispositivo brevettato da applicare alla bici – ma l’intero ecosistema che lo accompagna. Il team non si limita a fornire il kit, ma affianca i clienti in tutte le fasi: dalla progettazione dei regolamenti alla comunicazione, fino alla gestione dei rimborsi e del servizio clienti. «Non siamo solo un provider tech», sottolinea Capogna, «seguiamo comuni, aziende e scuole passo dopo passo».
Tra i progetti più significativi ci sono quelli di Bologna e Firenze. A Bologna, il programma dedicato ai lavoratori dell’AUSL e del Policlinico Sant’Orsola coinvolge potenzialmente oltre 10.000 persone su 50 sedi regionali. A Firenze, il successo dell’iniziativa ha spinto il comune a valutare nuove estensioni, coinvolgendo anche università e aziende locali in una sorta di rete integrata. «È un modello a scatole cinesi – spiega Capogna – dove un’iniziativa comunale può generare partnership e premi doppi per chi partecipa a più programmi».
Il sistema funziona anche con le e-bike, anche se in alcuni casi i comuni preferiscono modulare gli incentivi, premiando maggiormente chi pedala con una bici muscolare. «Per noi l’importante è togliere auto dalla strada», ribadisce Capogna. In alcuni progetti, infatti, Pin Bike include anche i mezzi pubblici e gli spostamenti intermodali, con l’obiettivo di ridurre traffico e inquinamento attraverso una visione inclusiva della mobilità sostenibile.
Ma la vera novità è l’apertura al cicloturismo. Presentata in anteprima alla Fiera del Cicloturismo, questa nuova frontiera prevede l’utilizzo di Pin Bike anche in contesti extraurbani come parchi e destinazioni turistiche. Il funzionamento è lo stesso: si pedala, si accumulano chilometri certificati e si ottengono incentivi da spendere sul territorio. Un modo intelligente per promuovere il turismo slow, con un occhio alla sostenibilità e alla fidelizzazione: i premi possono essere vincolati all’anno successivo, invogliando i visitatori a tornare.
Il kit, semplice da installare anche autonomamente, sarà disponibile nei punti informativi o già montato sulle bici a noleggio. «È facile da usare, anche per persone anziane», rassicura Capogna. L’accessibilità, insieme a una tecnologia solida e a un modello economico concreto, rende Pin Bike un esempio virtuoso di come la mobilità sostenibile possa diventare una scelta quotidiana e conveniente.
«La bici non è solo tempo libero: è una risposta reale al traffico urbano», conclude Capogna. E Pin Bike continua a dimostrarlo, chilometro dopo chilometro.
www.pin.bike
Foto di ©Nico Capogna presso la Fiera del Cicloturismo di Bologna
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