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Il borgo arabo e l’eremo di S. Rosalia nella terza tappa del Sicily Divide 

2 anni fa •  2 minuti di lettura
Sono 60 i chilometri fra Sambuca di Sicilia e Santo Stefano Quisquina, parte dei quali sul tracciato della vecchia ferrovia fino a Burgio, con pendenze impegnative soprattutto nella seconda parte

Per chi ama il cicloturismo, l’avventura, la Sicilia. Più di 430 km nel cuore dell’isola, quello più selvaggio e misterioso, spettacolare e affascinante, lontana dalle spiagge affollate e must turistici. Questo è il Sicily Divide, avventura da sogno in sella a bici gravel o MTB.

Dopo aver  “esplorato” le prime due tappe, con tanto di variante Palermo-Gibellina, ci inoltriamo oggi virtualmente nel terzo segmento del Sicily Divide, che parte da Sambuca di Sicilia e arriva a Santo Stefano Quisquina, legato al capoluogo di regione dall’Itinerarium Rosaliae, un sentiero di 160 km che collega i due principali santuari di Santa Rosalia, quello della Quisquina con quello di Monte Pellegrino a Palermo.

Da Sambuca di Sicilia, centro d’origine araba vincitore del contest televisivo “Il borgo dei borghi” nel 2016, i chilometri da percorrere verso Santo Stefano Quisquina sono una sessantina, con un dislivello positivo di circa 1400 metri e negativo di poco superiore ai 1000 metri, pendenza media del 4,4 per cento e massima del 17,8.

IL RECUPERO DELLA VECCHIA FERROVIA ABBANDONATA FINO A BURGIO

Il tracciato che porta da Sambuca di Sicilia a Santo Stefano Quisquina in bici, terza tappa del Sicily Divide, è di media difficoltà. Nei primi 25 km non ci sono rilievi significativi. Si fatica solo prima di Lucca Sicula, con uno strappo evitabile con una deviazione sulla provinciale, e poi prima dell’arrivo. 

La particolarità di questo tracciato, fino a Burgio, è la ferrovia abbandonata che si sta cercando di recuperare. Parzialmente ricoperta da sede stradale e in parte cancellata dai movimenti del terreno e dall’attività umana, l’ex via ferrata è amata dai cicloturisti e dalle amministrazioni che hanno ideato un progetto per la sua trasformazione in pista ciclabile.

DA SAMBUCA DI SICILIA A VILLAFRANCA SICULA (29,8 km)

In questa prima parte, che alterna tratti di ferrovia ad altri sulla SP 118, le uniche difficoltà riguardano la leggera salita fra il km 2,7 e il km 10 – si passa da 258 a 414 metri slm – e poi due tratti decisamente simili: i 900 metri dentro Burgio e quelli che portano al checkpoint di Villafranca Sicula. In entrambi i tratti si va da quota 251 a quota 323 metri.

Burgio è borgo di duemila abitanti che fu conteso da Normanni e Saraceni e che vanta un’antica tradizione di artigianato, soprattutto nella realizzazione di campane e ceramiche. Villafranca fu invece fondata sul finire del Quattrocento dalla nobile famiglia pisana degli Alliata.

DA VILLAFRANCA SICULA A SANTO STEFANO QUISQUINA (30,3 km)

La seconda parte della tappa inizia con 5 km di salita fino a Lucca Sicula, al 4,4 per cento di pendenza media: come si può arguire, questo centro fu fondato nel Seicento da un nobile proveniente dall’omonima città toscana. Altro strappetto verso Cozzo Temperosse, poi pendenze amiche fino al passaggio sulla diga Castello (212m slm). 

Da qui si pedala in direzione nord-est verso Santo Stefano Quisquina in costante salita, eccezion fatta per qualche centinaio di metri a Bivona, quando si saluta temporaneamente la strada statale Corleonese Agrigentina per tagliare sulla Regia Trazzera Camputo. Nel territorio di Bivona, sede del Parco dei Monti Sicani, si produce la Pescabivona IGP, pregiata pesca dalla polpa tenera, bianca, dolce e profumata.

Prima di tornare sulla SP 118, comunque, ci sono mille metri di ascesa al 12,3 per cento di pendenza media. Poi le asperità si addolciscono negli ultimi km verso la meta.

Il Sicily Divide esplora territori insoliti: qual è il posto più selvaggio nel quale avete mai pedalato?

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