Innovazione di prodotto, ma anche innovazione nelle metodologie della preparazione atletica; così come della nutrizione, della biomeccanica, della tecnologia e della psicologia applicate sia al mondo dei professionisti, sia degli amatori e dei giovani; buona la “prima” per Campus Bike Convention.
“Abbiamo sempre fatto così” è la morte di qualunque innovazione. Questa la frase che ha aperto l’edizione inaugurale, tenutasi all’inizio di dicembre a Bologna. Un’edizione che ha indirizzato gli oltre cinquanta interventi dedicati all’innovazione scientifica nel ciclismo.
I PROFESSIONISTI: LE RIVOLUZIONI DELLA TECNOLOGIA E DELL’ALLENAMENTO
Della rivoluzione tecnologica fra i professionisti ha parlato, fra gli altri, il campione del mondo Alessandro Ballan. “Le grandi rivoluzioni nella storia del ciclismo sono state due. Quella della tecnologia, che negli anni ha trasformato le bici, e quella dell’allenamento: l’analisi dei dati, l’alimentazione, la preparazione personalizzata. Senza un approccio professionale e scientifico, non vinci oggi. Grazie alla scienza l’asticella oggi è così alta che forse io non sarei neppure riuscito a passare professionista” le parole dell’ex iridato azzurro.
Tutto questo, però, porta con sé una serie di quesiti: “Quanto dureranno i campioni di oggi? Ci sarà un Valverde in futuro? Vedremo. Quel che è certo è che in Italia, per i giovani, c’è troppo agonismo e ci sono poche società sul territorio: si lavora solo per il risultato. Va fatta una riflessione attenta” ha sottolineato Ballan.
GLI AMATORI: IL CICLISMO PRIMA DI TUTTO COME UN’OCCASIONE DI BENESSERE E PIACERE
Discorso a parte per gli amatori, che costituiscono la stragrande maggioranza del movimento: per loro “il benessere deve venire prima della performance” come sottolineato da Paolo Gaffurini, PhD e professore dell’Università di Brescia.
“L’approccio scientifico alla base della biomeccanica – la sua osservazione – è finalizzato a rendere la bicicletta un piacere, a eliminare il dolore e le potenziali problematiche. L’allenamento della forza, per esempio, è un elemento essenziale, in particolare per i numerosi ciclisti che hanno superato i 40 anni”.
I GIOVANI: PRIMA ATLETI E POI CICLISTI, PRIMA IL DIVERTIMENTO E POI IL RISULTATO
Diego Bragato, Head of Performance della Federazione Ciclistica Italiana, ha parlato della necessità di costruire la mentalità e il fisico dell’atleta, per poi lavorare sulla formazione del ciclista. “I ragazzi di oggi non sanno più andare in bici – il suo allarme – e perciò occorre partire dalla base e pensare a costruire atleti prima che ciclisti. Dobbiamo mettere al centro la persona, l’educazione: si deve iniziare dal proprio corpo, fornire strumenti di conoscenza, non diffondere l’ossessione per il risultato”.
E il tema dei giovani e del loro sviluppo atletico è stato al centro di molti interventi, tra cui quello di Marco Aurelio Fontana, medaglia olimpica a Londra nel 2012 che ha ribadito: “I giovani devono divertirsi: educare allo sport significa imparare il sacrificio, avere voglia di vincere, accettare la sconfitta, ma il divertimento – così come il riposo – è sempre essenziale, altrimenti rischiamo che si allontanino”.
Allo stesso modo, Davide Cassani, ex commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo, nel suo intervento dedicato alla gestione dei team ha evidenziato: “Ricordiamoci che i giovani sono diversi da come eravamo noi, e che di questo dobbiamo tenere conto con attenzione ogni volta che lavoriamo con loro e ogni volta in cui parliamo con loro.”
INNOVARE SIGNIFICA ANCHE CONFUTARE LE ABITUDINI
Sono stati più di 200 i partecipanti alla prima edizione di Campus Bike Convention, provenienti da tutta Italia, con molti volti giovani. “L’innovazione deve partire dalle consuetudini e metterle in discussione; è questo il miglior modo per individuare e superare i falsi miti, perché se continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto difficilmente otterremo risultati migliori” dichiara Omar Gatti, direttore della divisione salute di Bikenomist che ha organizzato l’evento.
“Mettendo insieme prestigiosi relatori e un pubblico selezionato che ha alimentato il dibattito, abbiamo contribuito a una riflessione che ci auguriamo possa indirizzare il presente e il futuro del ciclismo italiano, in particolare per quanto riguarda il movimento giovanile”.
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