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Cuore ed e-bike

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Le biciclette elettriche hanno offerto a tantissime persone la possibilità di tornare a pedalare e divertirsi. Ne sono nate sempre di nuove tipologie, con grande differenza di supporto e tipologie diverse di utilizzo. Ma quello che sottolineiamo in questo articolo è l’importanza e i passi in avanti fatti, grazie alle e-bike, per chi esce da problemi fisici complicati, come quelli cardiovascolari. Carlo Guardascione, esperto medico del mondo del ciclismo e non solo, ci aiuta a capire come fare per tornare a pedalare, mettendo sempre la salute al primo posto. 

«Queste nuove tipologie di bici elettriche – racconta – offrono un vantaggio incredibile a chi ha problemi fisici, come quelli legati al cuore. Pensate che queste persone tempo fa dovevano semplicemente smettere di pedalare, ora non è più necessario. La e-bike è diventata il cardine della riabilitazione in diverse patologie. Pensate, prima chi affrontava una riabilitazione lo doveva fare attraverso una cyclette. Con una e-bike è possibile pedalare all’aria aperta»

Mente e controlli

La testa, in una ripresa da una patologia così grave come può essere un problema cardiaco, fa tanto. Serve motivazione per riprendere, e la bicicletta ne può portare davvero molta. 

«Un’uscita all’aria aperta – spiega Guardascione – con una e-bike, dove il paziente si diverte, pedala e libera la testa dai brutti pensieri, rilascia una quantità di endorfine incredibile. Non bisogna dimenticarsi che si tratta di una riabilitazione da una patologia grave, quindi servono controlli accurati e periodici. In modo tale da accertarsi che il cuore stia recuperando in maniera ottimale. Pedalare all’aperto non porta solo maggiore felicità, ma anche una più completa scala di lavori posto operatori. Restare chiuso in una stanza con una cyclette rende il lavoro statico e poco profondo. L’e-bike, invece, permette di avere tante scelte, a partire proprio dal tipo di supporto utilizzato nella pedalata. Queste biciclette offrono la possibilità di modulare lo sforzo, cosa da sfruttare a proprio favore».

«E’ importante – conclude – e non mi stancherò mai di dirlo, che servono progressività e logica. La riabilitazione è un processo lento e da non sottovalutare mai. Nel periodo post operatorio, in genere, serve fare un controllo dopo 3 mesi, in media. Ma non ci si deve mai dimenticare dei controlli successivi, quelli di routine».

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