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Il silenzioso urlo dei ciclisti urbani nelle “ciclabili umane” di quattro città

1 anno fa •  3 minuti di lettura
Da Milano a Lecce, passando per Napoli e Genova, monta la protesta di quanti avvertono sempre più urgente la necessità di piste protette, zone 30 km/h e maggiore severità verso le soste selvagge

L’unione fa la forza. Anche e soprattutto in bicicletta. Se un ciclista da solo è fragile, centinaia di ciclisti assieme sono una barriera, un muro, un ostacolo invalicabile. Una forza rivoluzionaria, pronta a cambiare le città italiane, funestate da continui lutti sulle strade, con i ciclisti ad avere la peggio in maniera tragica.

Partita da Milano con ProteggiMI a novembre, l’iniziativa della Ciclabile umana è stata replicata con successo sia nel capoluogo lombardo sia in altre città (Napoli, Genova, Lecce), per rivendicare il diritto di pedalare in sicurezza e chiedere misure per l’incolumità dei ciclisti urbani.

PROTEGGI-MI, A MILANO IN DIFESA DELLE PISTE DI VIALE MONZA E CORSO BUENOS AIRES

La protesta dei ciclisti urbani è partita da Milano con “ProteggiMI” indetta dopo la morte del 14enne Luca Marengoni, investito e ucciso da un tram; in viale Monza, fra via Popoli Uniti e via Sant’Alessandro Sauli, oltre 400 cittadini hanno impedito agli automobilisti in transito di invadere la ciclabile almeno per qualche centinaio di metri, rivendicando il diritto di pedalare in sicurezza e chiedendo al Comune misure concrete (zone 30 km/h, più ciclabili, cordoni di protezione) per l’incolumità dei ciclisti urbani.

Il bis il 3 dicembre, contestualmente ad analoghe iniziative a Napoli, Genova e Lecce, malgrado condizioni meteo tutt’altro che benevole, ovunque. A Milano, oltre cento persone si sono messe in fila, una accanto all’altra, con i piedi sulla linea gialla che delimita la ciclabile di corso Buenos Aires, fra piazza Argentina e il civico 59, oltre l’incrocio con via Pergolesi, per proteggerla dalle ‘invasioni’ e dalle soste vietate degli automobilisti.

A NAPOLI LA “CICLABILE UMANA” A PROTEZIONE DELLA BIKE LANE SU CORSO UMBERTO I

È stata un successo anche l’iniziativa del 3 dicembre a Napoli, a dimostrazione di quanto la sicurezza dei ciclisti sia un problema tangibile e percepito anche nel capoluogo campano.

Oltre un centinaio di ciclo-attivisti napoletani, esasperati “delle condizioni indecenti di chi si muove in bici in città”, hanno protetto con la loro ciclabile umana la bike lane presente in Corso Umberto I, lungo il cosiddetto Rettifilo; realizzata a inizio anno, la pista è sovente considerata un comodo parcheggio per automobili, furgoni e scooter.

Gli organizzatori chiedono al Comune di sbloccare le risorse già in cassa per proteggere dalle auto chi ogni giorno pedala in Corso Umberto, facendo notare che per questo progetto sono stanziati e già disponibili circa un milione di euro che rischiano di andar persi.

GENOVA, PIÙ DI 300 CITTADINI A DIFESA DI CICLISTI, PEDONI E DISABILI SU VIA XX SETTEMBRE

I rischi per i ciclisti, ma anche per pedoni e disabili sono particolarmente percepiti anche a Genova, dove l’iniziativa della ciclabile umana ha visto oltre 300 persone manifestare fra piazza De Ferrari e via XX Settembre, a difesa degli utenti più deboli.

“Chiediamo il rispetto di questi spazi dedicati a noi e poi vorremmo più zone a 30km/h, più pedonalizzazione e più rispetto per le persone” il messaggio dell’associazione Genova Ciclabile, che ha coordinato l’evento ligure, coinvolgendo altre trenta organizzazioni.

Con il lutto al braccio per ricordare Davide Rebellin, travolto e ucciso da un camion a fine novembre, i manifestanti hanno sfidato pioggia e vento, posizionandosi lungo la pista ciclabile di via XX Settembre e formando un cordone protettivo che ha accompagnato la sfilata dei bambini e dei disabili in carrozzina.

PROTEGGI-LE… CICLABILI, A LECCE IL “NO!” AD AUTO E FURGONI IN SOSTA SULLA CICLABILE

Nonostante la pioggia incombente, anche a Lecce il 3 dicembre circa cento ciclisti hanno formato una lunga ciclabile umana su viale Lo Re per proteggere chi va in bici.

ProteggiLE… ciclabili” è stato il claim dell’iniziativa salentina, che ha visto i partecipanti radunarsi a Porta San Biagio e percorrere una delle arterie cittadine dove il problema della sicurezza è maggiormente percepito: qui, infatti, il percorso ciclabile è spesso occupato da auto e furgoni in sosta selvaggia.

Il dibattito sulla sicurezza dei ciclisti urbani è sempre più intenso: cosa è stato fatto nelle vostre città per migliorare la situazione a favore di chi sceglie la bici per i propri spostamenti? Confrontiamoci nei commenti!

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