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Bianchi produzione pre e post elettrico.

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L’avvento dell’elettrico nel ciclismo ha cambiato molto in termini di vendita e di mercato, direzionando tanti clienti verso prodotti nuovi, mai visti prima. La platea è aumentata, questo ha comportato la creazione di modelli diversi da quelli esistenti. Le e-bike esistevano già prima dell'esplosione di questo mercato, ma produzione, ricerca e sviluppo erano nettamente inferiori. 

Anticipare i tempi

Le aziende, dal 2020 in avanti, hanno dovuto soddisfare una richiesta di e-bike sempre più crescente e differente. Non si parla solamente del reparto strada (forse il più arretrato a livello di numeri) ma anche di fuoristrada e urban. Abbiamo voluto così chiedere a Bianchi, azienda di produzione italiana, come il progresso delle e-bike abbia inciso sul loro modo di produrre e lavorare. 

«Bianchi – ci dice Group Marketing and Communication Manager del marchio bergamasco – ha avuto la fortuna negli anni ‘90 di essere una delle aziende pioniere nel fuoristrada, in particolare nel campo mountain bike. Anche se, fino alla metà del decennio scorso, la produzione era occupata per la grande maggioranza dalla strada. La crescita dell’elettrico ci ha portati poi, nel 2018, a creare Bianchi Lif-e, un marchio dedicato alla mobilità elettrica, fu più una nostra intuizione che una vera risposta al mercato. Ai tempi non era così alta la richiesta di e-bike, ma aumentava la voglia di salute e benessere, quindi di tenersi in movimento». 

Communting, urban e trekking

Quando poi nel 2020 il mercato è esploso e le richieste sono aumentate ecco che Bianchi si è trovata avvantaggiata, anche se qualcosa è dovuto cambiare comunque. 

«Abbiamo sempre tenuto la produzione in casa – dice ancora Masnata – a Treviglio. Nell’organizzare la produzione ci siamo accorti che solamente le bici da strada e gravel avevano una piattaforma (telaio, ndr) adattabile all’elettrico. Per il resto c’è stato un inserimento di nuovi prodotti e nuove tecnologie. Siamo arrivati, nel 2020, ad avere una produzione che si divideva perfettamente a metà tra muscolare ed elettrico. Cosa che con il passare del tempo si è assestata intorno al 60-70% muscolare e 40-30% elettrico».

«Un’altra cosa che abbiamo notato è che per quanto riguarda le e-bike commuting, trekking e urban il ricambio tra i clienti è meno frequente. Siamo intorno all’ordine dei 6 anni, cosa che ci permette di avere una produzione più controllata. Queste nuove forme di biciclette hanno aperto posti di lavoro, noi in Bianchi ci siamo trovati a specializzare personale che avevamo già in azienda o a inserirne di nuovo, già formato».

Appoggio esterno

Mobilità elettrica vuol dire motori, ma anche sistemi di monitoraggio come schermi, computerini, cavi, batterie e tanto altro. Tutte parti che prima Bianchi non produceva.

«Ci siamo appoggiati via via – conclude Masnata – ad aziende esterne. Dal punto di vista aziendale dovete pensare alla mobilità elettrica come a quella dell’automotive. Quindi, c’è tanta parte di assemblaggio. Noi riceviamo motori, computer, cavi, batterie, insomma tutto quello che non produciamo, da aziende esterne. Nel tempo ci siamo fidelizzati verso chi riesce a fornire prodotti di qualità, ma sarebbe difficile pensare di produrre tutto internamente. La parte delle componentistiche è giusto che preveda un appoggio ad aziende esterne e specializzate».

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