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Il Tour in Emilia Romagna, un investimento proficuo

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È passato ormai qualche tempo dall’approdo del Tour de France in Emilia Romagna. La regione ha accolto ben tre tappe della Grande Boucle e il ricasco economico dell’evento è stato fortissimo, oltre ogni aspettativa. A certificarlo, uno studio commissionato dalla regione alla società specializzata SG Plus e all’Università degli Studi di Parma, che hanno analizzato […]

È passato ormai qualche tempo dall’approdo del Tour de France in Emilia Romagna. La regione ha accolto ben tre tappe della Grande Boucle e il ricasco economico dell’evento è stato fortissimo, oltre ogni aspettativa. A certificarlo, uno studio commissionato dalla regione alla società specializzata SG Plus e all’Università degli Studi di Parma, che hanno analizzato ogni aspetto di quei tre magici giorni arrivando alla conclusione che, per ogni euro investito, ne sono stati guadagnati ben 24.

L’appuntamento ha coinvolto quasi un milione e mezzo di tifosi nei tre giorni di corsa, dalla partenza da Firenze fino all’approdo a Torino considerando che tutte e tre le tappe (Firenze-Rimini del 29 giugno, Cesenatico-Bologna del 30, Piacenza-Torino dell’1 luglio) hanno interessato le strade della regione e per la precisione hanno coinvolto 5 province (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna e Piacenza) e ben 29 Comuni. Altissima l’audience televisiva, con 150 milioni di spettatori per ben 185 ore di trasmissione, e altissima anche l’interazione sui social, oltre 14 milioni.

Dati che hanno sorpreso anche Davide Cassani, ex commissario tecnico della nazionale ciclistica oggi presidente dell’Apt Emilia Romagna: “Sono numeri ben superiori alle aspettative considerando che è stato considerato un indotto economico, nell’arco dei 3 giorni, di oltre 124 milioni di euro. Noi avevamo aspettative alte, sapevamo che l’evento poteva dare una scossa all’economia regionale dimostrando il forte impatto che il ciclismo può avere anche sotto l’aspetto puramente economico, ma si è andati ben oltre le previsioni, a conferma che la direzione presa era quella giusta”.

Analisi evento

L’analisi segnala anche alcuni aspetti particolari, come quello relativo all’età del pubblico che ha partecipato all’evento. Si calcola infatti il 13,8% di Under 30 a fronte di ben il 33,1% di Over 60: “E’ un dato che ci deve far riflettere e che conferma come il popolo del ciclismo sia avanti con l’età: quello che guarda le corse in Tv, quello che frequenta le gare, gli stessi praticanti amatoriali nelle Granfondo o i cicloturisti. Bisogna lavorare nei prossimi anni tirando fuori proposte per far calare l’età dei praticanti e degli appassionati, non basta aspettare il “Sinner” della situazione, bisogna investire sul prodotto ciclismo a 360°, sia dal punto di vista sportivo che turistico che ambientalistico”.

Il Piemonte, sull’onda del successo del Tour, ci riproverà l’anno prossimo ospitando la partenza della Vuelta. Avrà un impatto simile? “Io credo che, fatte le dovute proporzioni considerando che il Tour è uno dei più grandi eventi di massa e seguito mediatico al mondo, il ricasco sarà molto grande. La Vuelta è un grande evento, poco inferiore al Giro, ma questo è un segnale positivo per il ciclismo che va dietro proprio ciò che stavamo dicendo. Significa che la Regione crede nel ciclismo, ci investe sopra. E’ una strada che va seguita e che qui continueremo a fare”.

Il Tour è però passato. Nell’analisi si parla molto dell’effetto differito. Tanti appassionati hanno espresso l’intenzione di tornare in regione nei mesi successivi all’evento, in qualità di cicloturista o come semplice visitatore, con un forte impatto sull’estero, sia direttamente che per coloro che assistevano da casa: “Noi dobbiamo ora attizzare questo fuoco – riprende Cassani – e lo faremo con grandi eventi: abbiamo le strutture con oltre 200 bike hotel sparsi sul territorio. Abbiamo un calendario ricco nel quale il Giro d’Italia resta la perla più brillante, ma anche con tante Granfondo di altissimo spessore qualitativo e partecipazione. Abbiamo soprattutto la voglia di continuare ad investire su un prodotto che ha dimostrato di valere”.

La strada è quindi tracciata, i numeri sono oggettivi e dimostrano che l’investimento sul Tour, voluto dalla Regione Emilia Romagna, è stato proficuo e positivo, ma bisogna insistere nella stessa direzione, cercando soprattutto di dare risalto a quel che si fa per le due ruote.

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