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Gravel e-bike: intervista a Massimo Rava

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Il gravel è cresciuto a dismisura, così tanto che potremmo affermare di essere di fronte ad una vera evoluzione di questa disciplina. Sono cambiate le bici, i percorsi e le persone che si avvicinano. Non si tratta solamente di gente che già pedalava, ma anche di tanti neofiti del mondo della bici.

Questo da un lato è un bene, perché sempre più gente scopre il piacere che può donare un’uscita in bici. D’altro canto chi si è trovato a fronteggiare la nuova domanda del mercato sono state le aziende. Le risposte, diverse tra di loro, sono accomunate da un solo credo: fornire il miglior prodotto possibile.
Chi vende e ha a che fare con questa nuova disciplina e mercato è Massimo Rava, venditore presso il negozio Mania Bike di Alessandria. «La prima cosa da sottolineare è che le bici hanno fatto passi da giganti. Le gravel di inizio epoca erano delle derivazioni, un po’ primitive, di bici da strada mescolate con componenti da mountain bike. Telai da off-road puro con manubri ricurvi. Ora, invece, a livello di design e di geometrie fanno moda o comunque dettano legge».

Evoluzione e rivoluzione

Se per chi già pedalava fuoristrada il gravel può essere considerato un’evoluzione delle discipline esistenti, non si può dire lo stesso per i neofiti. Per loro il gravel è stata una rivoluzione del concetto di sport e di viaggio. 
«Con il passare del tempo i telai – continua Rava – si sono evoluti e sono nate quelle bici che oggi riconosciamo come gravel. Va detto che è difficile trovare dei veri e propri modelli entry level, con prezzi da 1.500 o 1.700 euro. Quello che il mercato propone, e che i consumatori apprezzano, è un prodotto di buona qualità con prezzi da 2.200 o 2.500 euro».
«Se si guarda anche a tre o quattro anni fa, la costante crescita tecnica e la differenziazione dei prodotti è sotto gli occhi di tutti. Il gravel si sta specializzando con tanti telai dedicati al bikepacking o comunque al viaggio e altri telai dal carattere aggressivo, quasi da corsa».

Esigenze diverse

Due pubblici specifici, anche perché il gravel, come concezione di disciplina, è tanto ampio che non può essere racchiuso sotto determinate esigenze.
«Chi arriva dalla strada – prosegue Massimo Rava – cerca un prodotto che possa permettergli di fare prestazioni di ottimo livello. Questi si dedicano di più alle strade bianche, come quelle toscane per intenderci. Settori a percorrenza veloce che con le bici da strada diventano anche troppo impegnativi. Poi arrivano coloro che la bici l’hanno scoperta in maniera diversa, magari con la necessità o la volontà di fare movimento. Il loro intento è di avere un prodotto comodo, quindi con geometrie morbide, e che permetta di stare in sella per tanto tempo».

La gravel e-bike

«Gli ultimi, solo per ordine di tempo, sono coloro che invece con la bici ci viaggiano. I famosi viaggiatori in bikepacking. Appendono le borse alla bici e partono, chiaramente le loro necessità sono di avere un telaio capace di reggere tanto peso e che sia comodo. Quindi c’è bisogno di mezzi con maggior rinforzo».

I percorsi

Itinerari, viaggi come detto e tante escursioni. Il gravel ha aperto le porte di tanti territori in tutta Italia e non solo. Muoversi in bici ha permesso di scoprire nuove strade, magari già esistenti, ma nascosti e poco battuti. 
«Non parlerei di nuovi percorsi – conclude Rava – ma di opportunità colte. Ho un amico che lavora come guardia forestale tra il Piemonte e la Liguria e mi racconta di come tante aree siano tornate a “vivere” grazie al gravel e alla bici in generale. Luoghi quasi abbandonati ora popolati e ricchi di punti panoramici e perché no di nuovi ristori». 
Si può affermare che il gravel rappresenta una vera e propria evoluzione del ciclismo, che ad oggi è diventato una disciplina che attira non soltanto esperti ma anche principianti. Una disciplina che ha aperto nuove opportunità e favorito la riscoperta di territori affascinanti.

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