Da Otranto a Leuca, 52 chilometri e 600 metri per 430 metri di dislivello, quasi tutti sulla SP358 che è stata sistemata da poco ed è completamente percorribile, con uno sguardo fisso al mare e poco traffico veicolare. Basta un po’ d’attenzione per vivere una vacanza su due ruote davvero affascinante. Per gustarla, è meglio considerare quei 52 chilometri come un lungo percorso, che necessita di soste frequenti e lunghe. Il tempo, in questa zona della Puglia, è quasi un concetto astratto, da non considerare.
Il territorio sorride alle bici, al punto che anche nel ricco catalogo di percorsi DINAclub si trovano itinerari da percorrere da queste parti. Proprio da Otranto parte il percorso Da San Cataldo a Castro, di 57,7 chilometri, facilmente scaricabile da Komoot. Ma torniamo al nostro percorso di partenza e proseguiamo verso sud.
Il fondo stradale è sempre molto adeguato, tanto che una bici da strada, muscolare oppure e-bike, è ideale per affrontare un tracciato che come visto ha poco dislivello. La prima cosa che colpisce, uscendo da Otranto è il colore rosso che predomina, il rosso della terra, scaturito dalla bauxite della locale cava che caratterizza un po’ tutta questa zona. Andando avanti ci sono tante calette che invitano a una sosta e, tenendo conto del concetto detto prima, a una deviazione per un tuffo, ad esempio a Porto Badisco.
Il fascino di Santa Cesarea Terme
Dal rosso si passa a colori multipli, armoniosi, arabeggianti. Siamo a Santa Cesarea Terme e i suoi palazzi sembrano davvero condurre le proprie bici nell’atmosfera de Le Mille e una Notte. Le influenze del passato, della dominazione moresca sono ancora ben presenti nell’architettura, ma se si avanza questa caratteristica rimane attraverso il predominante bianco delle case, fortissimo e rifrangente il sole. Il bianco di Castro, località del Leccese che diventa ogni anno più famosa e un forte richiamo per chi ama la bici anche attraverso la Castro Legend Cup, l’ultima grande classica della mtb nazionale, una sorta di Lombardia delle ruote grasse ma dall’altra parte d’Italia…
Una sosta a Tricase è d’obbligo, dedicandosi al palato, per assaggiare i suoi stuzzichini e i suoi vini bianchi, seduti con vista sul porto e il blu del mare. Andando avanti la cosa che colpisce sono le tante torri di avvistamento e anche questo dimostra che il passato legato alla presenza araba è ancora ben presente anche nella cultura del posto. Come colpisce il carattere agricolo del territorio: una particolarità, qui gli ulivi non sono stati colpiti dalla Xylella e il loro verde balza agli occhi.
Il tuffo da altezze siderali
Quando si arriva a Ponte Ciolo, si può anche pensare di essere… ad Acapulco. Soprattutto se s’incontra qualche coraggioso (ma qualcuno userebbe altri aggettivi…) che si tuffa da oltre 40 metri nelle acque limpide della caletta con mare cristallino. Non per niente qui sono arrivati anche gli specialisti internazionali dei tuffi da grandi altezze.
Arrivando a Santa Maria di Leuca, si ha forte la sensazione di fine viaggio. Soprattutto se si va al Santuario di Finibus Terrae che nel corso dei secoli ha accolto la conclusione dei pellegrinaggi di chi affrontava il cammino de La Via Francigena sin dalla lontanissima Manchester. Oggi quel percorso viene ripetuto da molti appassionati in sella alle loro due ruote, pensare a quando veniva fatto nel Medioevo fa davvero impressione. Se molti dicono che sono i 52 chilometri più belli d’Italia ci sarà un perché…
Lungo il percorso non mancano di certo i punti DINAclub dove poter ricaricare la propria e-bike.
A Castro c’è ad esempio la Masseria Mongiò, accanto alla famosa Baia dei Turchi con una rastrelliera con caricatore. Allo stesso modo in cui alle porte di Santa Maria di Leuca, l’Hotel Montecallini e la sua cucina tradizionale possono offrire lo spunto per un soggiorno rigenerante.
Il Salento e la Puglia in generale sono terreno fertile per le nostre avventure in e-bike, potendo contare su una rete DINAclub che cresce e va sempre più incontro alle esigenze del cicloviaggiatore. L’obiettivo è che non si senta mai solo.
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